La riforma: come unire le persone umane in un unicum
Il sentimento del giusto
Impossibile pensare ad un sistema normativo che non tuteli un VALORE ed indi UN SOGGETTO, espressione di quel valore e centro dell’intero Universo. Credo invece che esista una soggettività organica, fisica e materiale in cui coesistano soggetti destinatari dell’insieme delle norme dunque abbraccio il concetto di Soggetto come VALORE GIURIDICO E DUNQUE LA NORMA COME NORMA DI VALORE IDEALE.
A Messina ho studiato la teoria generale del diritto, prima di ogni altra materia, bisognava saper scegliere e capire perché ci stavamo laureando in Giurisprudenza, perché stavamo scegliendo una strada che ci doveva portare poi non a scegliere un lavoro ma IL SENTIMENTO DELLA GIUSTIZIA diventando interpreti delle norme. Per questo il nostro excursus fu lungo. Attraversammo il giusnaturalismo antico e moderno e il giusformalismo ed ambedue sembravano possedere un principio comune. Entrambe volevano analizzare la GENERALITA’ E UNIVERSALITA’ del fenomeno giuridico. Le due dottrine erano comunque NON REALISTICHE ma IDEALISTICHE.
La realtà è purtroppo storica, ma bisogna vedere che valore diamo alla realtà perché quella del piano fattuale ed empirico è la realtà degli accadimenti, non la REALTA’ VERA, che sta su un piano di UNIVERSALITA’ e dunque di ricerca.
L’ideale è invece un valore sommo e generale.
Come diceva Platone: le forme ed i valori universali si allontanano dal mondo reale ed aspirano ad un Sovramondo Trascendente nella sua forma di RICERCA DELLA VERITA’. Ma come Platone arrivò a questo concetto? Accadde a Platone quello che è accaduto a me e ad ogni giovane idealista che abbia sperato di cambiare il mondo. Platone aveva 28 anni quando nel 399 A,C. L’uomo che ammirava fu condannato scandalosamente a morte: SOCRATE l’’uomo più giusto del suo tempo, l’uomo che si era rifiutato di uccidere un altro uomo, l’uomo che ricercava i valori della Giustizia senza colpe, era stato ucciso. Moriva perché sapeva e… non è concesso sapere, perché ciò significa virtù e giustizia.
La condanna di Socrate avvenne sotto il regime oligarchico dei trenta tiranni, dopo un anno sembro’ che si fosse restaurata la democrazia, ma fu proprio questa che decreto’ la morte di Socrate. Platone aveva creduto ciecamente che i restauratori avrebbero purificato la città, ma quando si accorse che Socrate non stava al gioco preferendo il suo atroce destino cominciò ad analizzare il comportamento degli uomini e con l’età capì che avrebbe dovuto abdicare alla onestà per far parte di una vita politica sana, ma era altrettanto vero che non era possibile restaurare la verità, senza amici fidati e consapevoli e, sopratutto, si rese conto che nessun politico o uomo nuovo ripartiva dalla filosofia per ricreare la base della giustizia sociale. Capì cosi che non stava vivendo una crisi politica, ma una crisi CIVICA ED ETICA Cosa fare? Poiché oggi e da allora tutto si è inesorabilmente rinnovato con peggioramenti inverecondi.
Io sono una anima innocente che ha cercato di ricostruire….esattamente come Platone …spaventata dalla politica cui mi dedicai in modo ideale e senza apparati e, successivamente all’interno di Società che credevo volessero essere riformiste ed in cui si annidava il seme della inimicizia, per questo io che socratica sono rimasta preferisco scappare e ricreare un nuovo modo di costituire massa critica da contrapporre al disvalore del DENARO. La crisi si risolve attraverso una condivisione superiore di VALORI ETICI che non consentano tradimenti ed offese, una nuova classe di UMILI ILLUMINATI che ripartano dalla riflessione filosofica. Convengo con Platone che solo il riappropriarsi di una etica congiunta potrà far individuare cio’ che è giusto. Ma Platone compì un errore …Lui volle far questo, ripartendo da una questione politica Io riparto dalla tutela dell’UOMO, dalla liberazione della schiavitu’, affinché poi l’uomo forte e libero faccia a meno della legge ingiusta ripristinando il valore che deriva dall’Universalità.
11 commenti
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